domenica, ottobre 15, 2006

Jean-Michel Basquiat alla Triennale di Milano

Ci sono stata l'altro giorno e la mostra, mi è piaciuta tantissimo, mi ha toccato il cuore. E' una mostra che merita parecchio, merita di esser vista.

Ci sono i video, trasmessi su dei monitor piccoli, in fondo alla sala, con 3 interviste fatte Jean-Michel Basquiat. Se si riescono a seguirli tutti e 3, si noteranno particolari interessanti sul personaggio Basquiat.
Nella prima, in fondo a destra, lui risponde in modo simpatico e tenero alle domande poste dalla giornalista.. è semplice, è limpido è puro e m'ha fatto una tenerezza da paura. L'ho adorato e amato fino ad intenerirmi il cuore.

Dico limpido perchè è uno dei pochi che non si vergogna delle sue origini umili e povere, del suo barbonaggio e accattonaggio per le strade di New York, anzi sottolinea tutti i paradossi e ironizza umilmente a tal punto da divenire lui l'eroe contro quel sistema capitalistico newyorkese.. e mai mi è risultato che Basquiat fosse deprimente o afflito dalla sua sorte di nascita di condizioni umile in cui la povertà è la regina per molti cittadini newyorkesi.

Poi c'è l'altra intervista, quella nell'altro monitor in fondo a sinistra, quella in cui viene intervistato con Andy Warhol molto significativa in cui si denotano parecchie verità su come qualcuno ce la possa fare ad emergere nel mondo, ma alla condizione di accettare certi compromessi della vita, pagati a caro prezzo in fatto di dignità e moralità. Ma per Basquiat, Andy Warhol, è stata la sua salvezza, la sua vita, il suo respiro nel mondo.

Dico solo, per chi legge anche le varie sfumature, di prestare molta attenzione per tutte le battute che si fanno tra di loro, osservando anche le gestualità dei due personaggi, in questa significativa intervista molto illuminante per chi è predisposto a capire le logiche dell'offerta e del mercato affinchè si emerge da certe condizioni di povertà.

Da tener conto che Basquiat, in quell'intervista fatta con Warhol, aveva solo dicianove anni ed era reduce di una vita da barbonaggio ed accattone pure molto tossico, con la sola esperienza professionale di graffitaro incallito, divenuto il terrore della gente benestante.

Consiglio che alla fine di aver visto tutte le opere in tutte le sale, di entrare nella sala nera, quella chiusa dove ci sono tre schermi grandi che proiettano dei video documentari di forte impatto emotivo.
A me personalmente mi hanno trasmesso forte emozione, tanto da procurarmi quella sensazione al petto di una certa intensità che mi viene difficile descriverla nel suo complesso emotivo. .. e poi non tutti siamo uguali e ognuno riceve emozioni differenti. chi più chi meno, comunque a me, quei video mi hanno fatto palpitare d'amore per Basquiat.

Più precisamente, in questa grande stanza, vengono proietate in sequenza, su tre pareti, i minifilmati racconto dei tre documentari.
E' suggestivo la sovrapposizione dei miti della "black culture" "I miti neri" (i protagonisti personaggi sportivi, da Cassius Clay a Sugar Ray Robinson, musicisti jazz, da Charlie Parker a Miles Davis, e grandi predicatori dell'orgoglio nero, da Malcom X a Martin Luther King) con l'immagine di Jean-Michael Basquiat che cammina per le strade malfamate di New York con il suo cappottone lungo e nero, i suoi capelli sparati in aria e la sua gigantesca tela che porta sotto braccio.

Me li sono visti più e più volte queste sequenze di immagini, dai forti contenuti e da messaggi chiari di eventi storici significativi.. esprimono un qualcosa di veramente profondo e molto rappresentativo di quella realtà americana di quegli anni. E Jean-Michael Basquiat è un figlio leggittimo a tanta sofferenza ed ingiustizia sociale e razziale.

Del resto la sua arte graffitara è la sua espressione per descrive il suo stato d'animo, la sua sofferenza a denunciare tanto squallore per quel qualcosa che nemmeno lui era in grado di capire ma la sua anima si.. e l'anima si è espressa attraverso le sue pennellate confuse, pasticciate ed illogiche.

Cesare Balbo descrive molto bene ciò che è l'arte di Basquiat e lui dice:

L'allestimento delle opere è studiato per introdurre i visitatori nel genio di Basquiat:

un mondo che oscilla tra infanzia e perdita dell'innocenza, tra slancio vitale e sofferenza, attraverso segni, parole e colori di un artista sempre in bilico tra autoesaltazione e autodistruzione.

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